La pace è un’utopia, ma anche le utopie possono inverarsi nella storia con l’amore cristiano, con la creatività e la spiritualità nelle quali e per le quali è possibile la conoscenza dell’autentica verità che è parte integrante dell’anima umana. Proprio per questa sua centralità, l’amore deve essere sottratto, nel modo più reciso, ad ogni forma di violenza: non è una metafora, ma l’espressione della vera nostra conoscenza della pace. Oggi, più di sempre, l’umanità deve scegliere tra la distruttività umana e la speranza cristiana. Come? Imparando ad amare, a comprendere. Se l’uomo vuole, può scegliere tra la guerra e la pace sull’albero della scienza, perché, come insegna Raoul Follereau, nel messaggio ai giovani del 1973, «…Un uomo, anche solo,… se dà ogni giorno il suo colpo di piccone, anche se il terreno è di roccia o di argilla, finisce sempre con l’aprire una strada…» Il tempo delle guerre fratricide corre irreparabilmente, perché l’utopia della pace e della promozione umana non si è ancora realizzata per mancanza di una politica planetaria fondata sul giusto valore dell’impegno cristiano e sul riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo. L’utopia, intesa come esperienza del “non ancora della pace” può, in ultima analisi, diventare Armonia totale che, in quanto assoluta, potrà equivalere ad una compiuta liberazione da ogni guerra tra gli uomini e le Nazioni.